Sono reduce da un venerdì di interviste per la Notte dei Ricercatori, evento che quest’anno e’ conciso con l’importante annuncio da parte della collaborazione OPERA di aver misurato un tempo di arrivo dei neutrini provenienti dal CERN di Ginevra nel Laboratorio INFN del Gran Sasso più piccolo di 60ns di quanto ci si aspettasse.
Da un punto di vista scientifico questa osservazione può avere tre cause: l’Italia si e’ accorciata di 20 m (Trota sconvolto perché gli abbiamo tolto un pezzo di Padania); l’orologio Italiano e’ meno preciso di quello Svizzero di 60ns (notoriamente più precisi di noi); i neutrini viaggiano più veloci della luce e hanno pure massa! Le prime due ipotesi, fino al momento in cui non verranno fatte altre osservazioni (primo passo di un metodo scientifico che si rispetti), sono le più plausibili, la terza: epocale. Epocale e importantissima anche se, come e’ accaduto con Newton prima e con Einstein forse oggi, nessuno avrebbe sbagliato, ma semmai descritto la natura nel modo più accurato possibile in base alle osservazioni a sua disposizione.
Comunque non e’ di questo che volevo parlare, ma dello sconvolgente approccio di alcuni giornalisti alla ricerca. La Notte dei Ricercatori e’ un evento che cerca di celebrare la ricerca, di farne vedere l’eccellenza, e anche questa misura di OPERA va nella stessa direzione. Una ricerca che nonostante abbia dei problemi, legati a tantissimi fattori, e’ comunque una ricerca sana che produce cose nuove ed importanti. Al contrario, i giornali colgono subito l’occasione per legare una bella notizia a qualcosa che non va (esempio 1, e cosi via).
La rassegna stampa, della misura di OPERA e della Notte dei Ricercatori, e’ piena di precariato, bassi salari, strutture fatiscenti, mentre noi per una notte vorremmo farne semplicemente vedere la parte bella, appassionante, magari anche utile (vedi).
Mi ha telefonato una nota trasmissione televisiva chiedendomi se potevano venire a fare delle riprese, se ero disposto a far vedere e parlare delle cose che non andavano, poi quando gli ho detto che non era il caso, mi hanno chiesto se volevo andare a parlargli dei neutrini, 5 minuti fra “scienza e’ fantascienza”, ho detto non grazie! Ho sempre cercato di essere attivo per risolvere i problemi che la ricerca ha, amministrativi, di precariato, di funzionamento, ma non credo che la strada per far capire ai cittadini la sua importanza sia sempre mostrarne la parte marcia.
Oltre ad una occasione persa, mi spiace anche perché gli italiani sentono che i giornalisti sono poco attendibili, e come conseguenza anche la stampa specializzata, fatta da comunicatori scientifici preparati viene di fatto screditata cosi come il mondo scientifico stesso che pur volendo parlare di ricerca non ci riesce.
@gmazzitelli
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Caro Giovanni, c’è un sacco di lavoro da fare per far sì che la scienza e la ricerca si sentano (e diventino) meglio rappresentate nei media.
A me dell’esperienza dell’articolo di Opera l’aspetto più significativo – e potenzialmente istruttivo – è la pessima gestione complessiva dei rapporti con i giornalisti, in cui quelli più seri si sono sentiti vincolati a un embargo gestito in modo assai poco professionale (per essere gentili), mentre tutt’attorno l mondo andava per la sua strada.
Sono d’accordo che la notte della ricerca è un evento che ambisce ad avere un carattere diverso, però quando la cronaca punta i riflettori su qualsiasi evento, è necessario ricalibrare gli strumenti, accettando che a quel punto è impensabile cercare di andare avanti per la propria strada, e si può solo cercare di mettersi in posa davanti a quel faretto e dire cose intelligenti e utili.
Caro Fabio,
sono completamente d’accordo. Sono convinto che i ricercatori, le strutture di ricerca e in questo caso anche il CERN, non siano spesso capaci di rapportassi con i giornalisti. Senza voler minimamente tralasciare questa nostra incapacità non credo che trasformarla in una saga sul precariato, sui problemi della ricerca etc, possa giovare a qualcuno.
Anche io mi sono accorto che i professionisti sono stati fatti fuori. Da chi non lo so, ma mi pare che la stampa generalista sia riuscita ad avere la meglio, buttando tutto in caciara. Alla fine abbiamo perso tutti: i ricercatori che vedono travisati i propri messaggi, i professionisti che non sono riusciti a fare il loro lavoro, i cittadini che avranno pensato alle solite proteste senza capirci molto, e forse aumenteranno la loro sfiducia nei giornalisti come mostra il rapporto di osserva che ho linkato nell’articolo.
Dal punto di vista del rapporto fra scienza e società, mi sembra una occasione persa…
(sorry per l’anacoluto: “A me dell’esperienza dell’articolo di Opera l’aspetto più significativo – e potenzialmente istruttivo – pare la pessima gestione complessiva”…)
Bello questo articolo, Giovanni. Mi piace. Varrebbe la pena spedirlo a qualche quotidiano serio (un po’ più serio degli altri), anche semplicemente alla rubrica delle lettere. Il concetto non è di immediata comprensione per tutto il pubblico ma lo è di sicuro per i giornalisti.
Il problema è che in Italia QUALSIASI cosa diventa politica e QUALSIASI cosa viene strumentalizzata.
E’ davvero difficile che i giornalisti rimangano fedeli al senso di ciò che stanno raccontando. Credo che spesso il “senso” non lo capiscono nemmeno perché guardano la realtà con uno sguardo viziato prima ancora dell’osservazione. Uno sguardo POLITICO! Anche perché, in fondo, la gente vuole questo e per questo – quasi sempre – compra i giornali. E’ proprio la classica storia del cane e della coda…
L’unica possibilità è quella di “scegliere” il giornalista, affidandosi a uno dei pochi seri che ci sono… proprio pochi! Ma questo è un lusso che quasi mai ci si può permettere. Così, si corre il rischio di vedere un servizio tipo quello del TG3 (tg3-14-30 20 settembre 2011/) , su La Notte dei ricercatori, che trovo davvero vergognoso per come il “senso” è stato travisato e manipolato. Allora, bisogna valutare in fretta se il gioco vale la candela..
Oppure un’altra possibilità è giocare il loro gioco e fregarli, studiando una strategia che tenga davvero conto di come funziona la comunicazione.
E comunque tutto ciò, che certo non mi meraviglia e di cui sono consapevole da tanto tempo, continua a sconvolgermi perché conferma ogni giorno che tutta la realtà che noi PENSIAMO di conoscere leggendo i giornali è un FALSO…una fiction!! Viviamo in una grande fiction…dove ognuno recita la sua parte :-)) chi meglio…chi peggio…
Te, almeno finora, mi sembra te la stai cavando bene…ma che fatica!! Pure il servizio di Geo…(Geo&Geo 20 settembre 2011) m’ha messo un ansia! Con questa pressione sempre addosso che non ti faceva neanche finire di parlare…Mah!!
Bisogna essere proprio coraggiosi oggi a farsi intervistare…oppure bisogna credere molto in quello che si dice…entrambe le cose meritano grande ammirazione :-)))