Nel preparare la tavola rotonda della notte dei ricercatori del 2013, avevo scritto qualche appunto sul discorso con il quale avrei introdotto gli ospiti, che mi è tornato in mente l’altra sera chiacchierando con amici radiologi. Magari può interessare quanto l’Italia sia stata e sia tutt’oggi all’avanguardia in questo settore.
La storia della Terra e dell’evoluzione delle specie è scandita in buona parte, oltre che da virus, batteri e guerre, dalle radiazioni naturali che continuamente ci colpiscono sotto forma di raggi cosmici provenienti dall’universo che ci circonda e dalla radiazioni naturalmente emesse dai materiali che compongono la crosta terrestre, più o meno radioattivi a seconda della loro composizione ed età.
L’effetto delle radiazioni sulle molecole, contenute ad esempio nel nostro corpo, può essere quello di strappare gli elettroni dagli atomi o rompere il nucleo stesso, distruggendo di conseguenza le molecole che lo contiene. Si crea quindi un danno a livello molecolare, ad esempio sulle molecole del DNA, che può fare impazzire le cellule o creare mutazioni genetiche permanenti.
Come conseguenza si posso avere dei danni positivi, che magari hanno contribuito alla selezione dell’uomo rispetto a gli altri esseri viventi, o negativi, come il sopraggiungere di brutte malattie.
Alla fine dell’ottocento grazie tre scienziati da prima ROENTGEN scopri i raggi X e poi MARIE e PIER CURIE scoprirono la radioattività naturale del radio. Da li subito nacquero due utilizzi importanti delle radiazioni: da un parte la DIAGNOSTICA e dall’altra la TERAPIA.
Ma la storia è stata in parte scritta anche dai nostri ricercatori italiani, infatti è fondamentale il contributo che Fermi e ragazzi di via Panisperna che negli anni 30 scoprirono la radioattività artificiale. Fermi, Rasetti e Amaldi progettarono il primo acceleratore italiano per produrre radioattività artificiale, finanziata nel 35 dal ministero della sanità, proprio per utilizzare questo fenomeno ai fini terapeutici.
Un’altro dei ragazzi di via Panisperna, Emilio Segrè, successivamente scoprirà il tecnezio e un suo derivato diventerà da li a poco l’elemento più utilizzato in medicina nucleare nelle scintigrafie come tracciante.
Oggi si usano nella diagnostica strumenti più complicati come la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), evoluzione computerizzata di una semplice radiografia, la PET (Tomografia ad emissione di Positroni) che invece sfrutta l’antimateria.
Capite bene che la medicina nucleare e’ quindi uno dei derivati fondamentali delle ricerche in cui è impegnato l’INFN costruendo acceleratori di particelle e rivelatori opportuni per studiarne le proprietà, alla ricerca dei fenomeni di fisica fondamentale e studiare i primi istanti di vita del nostro universo. Proprio da questi studi infatti oggi l’Italia può di aver partecipato a scrivere la storia della medicina nucleare e a sviluppare le competenze e le capacità che ci permettono oggi di avere il secondo acceleratore in Europa per la ricerca fondamentale, DAFNE qui presso i Laboratori Nazionali di Frascati, e di aver acquisito le competenze per partecipare alla costruzione di questa nuova impresa italiana il CNAO, in cui la radiazione artificiale viene utilizzata per distruggere i tessuti cancerosi li dove è impossibile intervenire chirurgicamente.