Se gli italiani non fossero gli ultimi nelle graduatorie PISA-OCSE per la conoscenza della matematica probabilmente capirebbero il gioco di simboli nel costruire il titolo di questo post: spazio alla scuola: luoghi innovativi per l’apprendimento. Questo titolo mi è venuto in mente dopo aver partecipato, come testimone per le nuove tecnologie, alla prima scuola per architetti dedicata alla progettazione di spazi innovativi per l’apprendimento #ILS2016 (Innovative Learning Space). Architetti di fama internazionale hanno coordinato 6 gruppi di lavoro nella ideazione e riqualificazione di spazi dedicati all’apprendimento, aiutati da esperti di energia, materiali, nuove tecnologie e dispositivi per l’apprendimento, insegnanti e pedagoghi. Esperienza professionale e personale eccezionale.
Ciò che mi ha
colpito maggiormente è stato scoprire quanto un l’aspetto degli spazi, belli e adatti, sia fondamentale per un apprendimento sano e inclusivo, portandomi quindi anche a riflettere su alcuni stereotipi e la dicotomia tra tecnologie e in più generale tra scienza e parte della società.
Nella scuola si è passati attraverso vari modelli di apprendimento, legati profondamente all’evoluzione sociale: partendo da una scuola per pochi eletti che allineava tutti al di sopra di un ben determinato livello, si è passati attraverso una scuola dell’integrazione, con classi di sostegno e programmi speciali, fino ad arrivare al modello attuale di scuola inclusiva che si riconosce in un luogo per tutti che dia spazio ad ognuno. La sfida quindi di chi realizza i luoghi dell’apprendimento del futuro, che peraltro devono avere l’ambizione di restare attuali per decenni, è di pensare con gli occhi dello studente, che userà spazi, metodi e strumenti per apprendere raramente patrimonio culturale del progettista e immaginabili oggi. D’altronde c’è chi ritiene che siamo alla vigilia della quarta rivoluzione industriale e gli strumenti con i quali in nostri figli dovranno collaborare e che useranno per apprendere – robot e intelligenza artificiale, trasporti automatizzati, neuro comunicazioni, reti energetiche intelligenti, ecc – saranno profondamente differenti. Oggi quindi la sfida si ferma a progettare scuole, e più in generale spazi per l’apprendimento, che permettano la libertà di trovare il proprio modo di apprendere, assecondando le esigenze di ognuno e rendendo lo spazio capace di far sviluppare l’identità, l’autonomia e le competenze, ovvero, imparare a riflettere sulle esperienze attraverso l’esplorazione, l’osservazione e l’esercizio al confronto.
Mutuando tutto questo all’alfabetizzazione scientifica, alla comprensione e uso delle tecnologie, e più in generale alla disseminazione di una cultura scientifica, mi chiedo rispetto ai quattro modelli di apprendimento riportati nella figura, dove ci troviamo? Forse riflettendoci troveremo il modo di far leggere facilmente a tutti il titolo di questo post…
Scripta manent verba volant
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