A Roma si dice piagnone quando un bambino piange perché gli hanno portato via il giocattolo. Devo dire che ripensando a freddo alla puntata di ieri di PRESA DIRETTA, ho tanto il dubbio che nell’opinione della gente possiamo essere apparsi come piagnoni. La trasmissione ha decisamente toccato punti fondamentali dei problemi della ricerca italiana, ma se da una parte si sono mostrate le forti responsabilità politiche e del MIUR, dall’atra quando si è passati al confronto con l’estero si è mischiato ricerca di base e applicata, si sono fatti confronti su gli investimenti assoluti e non in base al PIL che non sono ne veri e ne sono l’unico problema della ricerca italiana. Se da una parte serve almeno un miliardo in più, come ha detto Ferroni nella anteprima del programma, per tornare ad essere competitivi, dall’atra non è vero che si possono confrontare i 15 miliardi di euro tedeschi con gli scarsi 2 miliardi di investimento annui italiani (o il budget annuo del Max Planck, che assimila quasi tutti gli enti pubblici di ricerca italiani con i dieci anni di finanziamento ipotetico allo human technopole, infatti, Cingolani non si è certo tirato indietro…). Questa e’ solo una parte della storia.
Si è solo accennato vagamente al fatto che non abbiamo una offerta scientifica competitiva

L’ITALIA NEL CONTESTO EUROPEO – ISTAT – Noi-Italia 2015 http://goo.gl/0Da2nd
in termini di attrazione di talenti (fondamentale in Germania), ma al contrario, si e’ parlato della fuga dei nostri cervelli, che in assoluto non è un problema se bilanciata adeguatamente da talenti stranieri. Non si è approfondito affatto il problema, molto italiano, della scarsa se non nulla, domanda e necessità di tecnologia innovativa da parte delle imprese, che non è nemmeno lontanamente vicina a gli investimenti dei paesi stranieri (vedi figura, notando il rapporto tra spesa pubblica e delle imprese nei paesi con grande percentuale del PIL in R&D). Tantomeno si parlato di programmi politici che permettano lo sviluppo di un ecosistema capace di realizzare nuove infrastrutture, unico modo per essere attrattivi di talenti e risorse che ci mantengano adeguatamente al livello della competizione internazionale. Ho trovato quasi più accurato, almeno su alcuni di questi punti, la puntata dello speciale del TG1 di domenica 19 settembre.
Mi sbaglierò, ma inizio a pensare che questa rappresentazione della ricerca possa dare messaggi sbagliati, senza valorizzare le vere eccellenze di cui l’Italia è piena che, oltre ai soldi, hanno bisogno forse e soprattutto di indirizzo e scelte.