Motivato dal mio nuovo incarico di responsabile del servizio Formazione, Alta Formazione e Fondi Esterni dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN, e nel tentativo di aprire rapporti con il medio oriente, mi ero convinto che venire a CeBIT ad Istanbul, potesse essere una occasione da esplorare. In parte lo è stato. Qualche match, così erano definiti i B2B, anche se erano dei cordialissimi incontri attorno ad una tazza di “cay”, è stato interessante e forse ne uscirà anche qualcosa per il futuro.
Ma più in generale sono rimasto deluso dall’offerta dei prodotti, realmente poco innovativi. A parte vedere la mia macchina trasformata in una stazione mobile di ricetrasmissione satellitare per broadcaster televisivi, qualche interessante lavagna integrativa e dispositivi per iphone, come iHealth, il resto era più che noto e anche un po’ scontato.Surreale era l’ala trasformata in bazar, dove a fianco di mouse, tastiere, etc c’erano poltrone per massaggi, portachiavi spia, etc
Quello che invece mi ha realmente sorpreso era l’incisiva presenza non solo delle ditte tedesche, scontata data l’origine di CeBIT, ma dello stesso ministero per l’economia e la tecnologia tedesco che troneggiava con uno stand al centro della hall più grande. Allo stand era in distribuzione anche un opuscolo sulla diffusa presenza della Germania nelle fiere di tutto il mondo e un simpatico addetto alle informazioni mi ha raccontato di come la Germania per mantenere la sua leadership in questo settore strategico, trovi che la presenza in questi luoghi e la diffusione di CeBIT nel mondo sia un modo strategico di promuovere il paese e le sue imprese.
Personalmente sono stato anche colpito dal fatto che il ministero in questione si chiamasse “dell’economia e tecnologia”: noi normalmente uniamo tecnologia, e sviluppo tecnologico, alla ricerca. Sicuramente la ricerca ne è il motore primo, ma ci dimentichiamo troppo spesso che il binomio ricerca-tecnologia si interrompe proprio li dove è necessario investire. Da noi esiste un ministero della ricerca e uno dell’economia, e lo sviluppo tecnologico appartiene sicuramente più al primo che al secondo.
Magari potremmo iniziare a correggere il tiro semplicemente copiando da chi è molto più forte di noi, non solo nello sviluppo tecnologico, ma anche nella ricerca, forse…
@gmazzitelli
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