Commentavo ieri via twitter gli articoli pubblicati nel mese di Dicembre su Le Scienze che evidenziano, fra le tante cose, come su questo tema ci sia molta confusione. Molti post di blogger raccolti minuziosamente su iononfaccioniente e più fonti confermano che il nostro paese, pur investendo poco o nulla in Ricerca e Sviluppo si difende bene, ed è solo la scarsa o nulla partecipazione del privato a indebolire fortemente la nostra capacità di far perte dei leader nell’innovazione a livello mondiale.
In particolare uno degli articoli di Le Scienze mostra la figura la qui a fianco, che indica il la capacità di innovazione di un paese verso il suo prodotto interno lordo procacciate. La figura è tratta dal report di oltre 400 pagine pubblicato da un gruppo di economisti americani provenienti da varie istituzioni, che hanno analizzato le capacita’ innovative di oltre 140 nazioni, fra cui il’Italia.
I dati in parte si conoscono abbastanza bene, e le 417 pagine sicuramente non sono facilmente digeribili, ma devo dire che è la prima volta che vedo confermato nero su bianco quello che ho sempre pensato (es 1, 2, 3, 4, 5) non solo dei modelli di trasferimento tecnologico e quindi di capacità di fare innovazione, ma anche della scarsa efficienza di certi metodi. Esempio ne sono le ricette alla far west come il venture capitaliste, oggi propagandate da esponenti politici come panacea di tutti i mali, che hanno portato paesi come gli USA e Hong Kong ad essere si leader dell’innovazione ma con scarsa efficienza (si legga su lo stesso numero di Le Scienze l’articolo “Chi Finanzierà la prossima scoperta?”).
Il GII (Global Innovation Index) che tiene conto non solo del ritorno economico (che in ogni caso in Italia e’ superiore al PIL investito in R&S) sembra quindi penalizzare le economie di mercato pure che vedono investire tantissimi fondi con un ritorno meno produttivo di quello ottenuto dai paesi nord europei. MI sembra inoltre di poter concludere che l’Europa, almeno a livello di paesi singoli, non sia piazzata affatto male, e come sostiene il mio presidente, forse copiare ci permetterebbe di avere un paese Italia che non debba semplicemente inseguire i leader in questo campo.
Quindi ancora una volta si conferma che il sistema pubblico della ricerca italiana funziona anche nel campo dell’innovazione mentre lo scarso investimento privato penalizza fortemente la nostra capacità di essere leder nel contesto mondiale.
Benché con scarse risorse, il nostro paese riesce ad essere produttivo ed in linea con gli investimenti disponibili, dimostrando una elevata efficienza. Viene quindi da chiedersi, ma perché si continuano a tagliare le risorse e puntare il dito sulla ricerca pubblica?
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