In questo week end ho fatto gratuitamente un giro in un paio di musei romani e ne ho prenotato un’atro per il 6 di maggio, la prima domenica dopo Pasqua ad ingresso gratuito. C’erano tanti turisti, mamme e papà con bambini e soprattutto tanti giovani soli e in gruppo. Sembrava di stare in un’altro paese dove quel tipo di affluenza lo vedi anche con un biglietto a prezzo pieno. Personalmente sfrutto questa opportunità anche per rivedere mostre o palazzi in cui non ti interessa in particolar modo cosa venga esposto, di cui Roma e’ piena. Mi sembra che l’idea, ormai consolidata, funzioni molto bene, forse non renderà la gente più colta, ma magari sta rendendo la cultura più pop. Probabilmente abbiamo tanto bisogno che qualcosa accada in questo paese per cambiare l’idea che studiare non serve. I dati OSCE-OECD 2017 sull’istruzione dicono che solo il 18% degli italiani è laureato, meno della metà di molti paesi europei sviluppati. Le maggiori lauree sono umanistiche, dato che di per se non trovo preoccupante vista la storia e il patrimonio italiano, forse bisognerebbe solo investire di più in cultura: le persone che lavorano nel campo della cultura in Italia sono meno della metà che in altri paesi europei sviluppati. Magari bisognerebbe anche incentivare le carriere scientifiche ed economiche, anche esse sotto media, visto che non si può preservare e valorizzare solo il passato, ma bisogna pensare anche al futuro. Infine, gli italiani preferiscono lavorare che studiare, frequentano soprattutto istituti professionali e a ragione, visto che sembra più facile trovare lavoro se hai solo un diploma professionale piuttosto che la laurea. Ma siamo sicuri che questi dati insieme al fatto che siamo il paese dell’area OSCE con la più bassa spesa pubblica in istruzione ci portino da qualche parte? Magari, nella settimana simbolo del pop italiano, rendere anche cultura (e scienza) un pò più pop può essere utile alla causa.
Scripta manent verba volant
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