Sui Ricercatori Italiani

In questi giorni ho avuto modo di leggere il Libro Bianco dal titolo “Sulla condizione dei Ricercatori degli Enti Pubblici di Ricerca: un raffronto con i principi della Carta Europea dei ricercatori” realizzato dall’ANPRI (Associazione Nazionale Professionale per la Ricerca) e evidenziato sul blog Io Non Faccio Niente, voce libera che cerca di fare chiarezza su molti punti nebulosi che riguardano il comparto ricerca.

Il lavoro e’ molto interessante, e mette in evidenza punti degli ultimi decreti legge, del decreto Brunetta per il pubblico impiego, che non permettono certo di garantire l’attuazione della Carta Europea dei ricercatori (testo), ignorandola completamente.

Vorrei pero’ fare una critica, spero costruttiva, al documento dell’ANPRI e alle conclusioni in esso riportate: trovo che il documento sia limitato poiche’ considera solo i problemi la ricerca pubblica dei suoi ricercatori, e in questo cerca una soluzione senza considerare il problema della ricerca nel suo insieme che in Italia trova le sue forti limitazione, a mio parere, proprio nella totale assenza del privato e del reale sviluppo di ricerca e impiego di ricercatori al di fuori delle Università e centri di Ricerca.

Cerco di spiegare meglio questa considerazione. Nel libro bianco leggiamo sul contributo (investimenti) del PIL Italiano nel settore ricerca: “La differenza è per la maggior parte dovuta agli scarsi investimenti delle imprese, che concorrono per lo 0,6% del PIL (sia pur con una leggera crescita negli ultimi anni, era lo 0,52% nel 2004), contro l’1,27% della Francia, l’1,84% della Germania, l’1,21% del Regno Unito, l’1,28% medio dell’Europa dei 15, l’1,21% medio dell’Europa dei 27 (dati Eurostat 2008).
Inferiore alla media europea e a quello dei maggiori Paesi europei è anche l’investimento pubblico, pari allo 0,58% del PIL (sostanzialmente statico nel tempo), contro lo 0,75% della Francia, lo 0,79% della Germania, lo 0,67% del Regno Unito, lo 0,71% medio dell’Europa dei 15, lo 0,69% medio dell’Europa dei 27 (dati Eurostat 2008).”

Non ostante questa valutazione che troviamo nel Libro Bianco, che comunque nel titolo sottolinea di essere rivolto ai “Ricercatori degli Enti Pubblici di Ricerca”, e in cui e’ chiaro che il problema sia proprio lo scarsissimo investimento privato italiano nel settore ricerca, tutto il documento e’ sostanzialmente centrato sulle problematiche dei centri di ricerca, sacrosante ma non esaustive e tanto meno risolutive del problema “ricerca italiana”.

Nelle poche indicazioni riportate nel documento si ribadisce la soluzione incentivi fiscali che per anni non hanno generato alcuno sviluppo ulteriore, che seguono la logica adottata anche nella recente riforma dell’Università, di privatizzare conoscenza e ricerca, in cui si continua a supporre che sia il pubblico a non funzionare, non il privato a non investire…

Purtroppo so che questa e’ una battaglia contro i mulini a vento, in cui la logica italiana di fare impresa non e’ quella realmente competitiva dei paesi più industrializzati di noi,  dove troviamo: mobilita’ garantita da salari decenti; un’industria che investe; la capacita’ di assorbire ricercatori stranieri e non solo di formare i proprio e di esportarli all’estero; piccole imprese, e non ricercatori degli enti ed università, che producono brevetti e sviluppano i prodotti guidati dalle leggi del mercato generando quel ciclo virtuoso fra ricerca ed innovazione che diventa realmente produttivo per un paese, e anche unica possibilità, probabilmente, di sopravvivere per il vecchio continente alle economie dei paesi emergenti.

In conclusione penso che l’importatissimo lavoro dell’ANPRI, che un domani potrebbe rappresentare non solo il ricercatore del pubblico impiego, ha la possibilità di evidenziare e di rafforzare proprio quei problemi che generano nella ricerca pubblica un corto circuito pericoloso ed irreale che la vedono capro espiatorio del sistema ricerca-impresa italiano malato e mal funzionante.

Informazioni su Giovanni Mazzitelli

Senior Researcher - field of interest high energy physics and particle accelerators; science communication and education; sail and alpinism lover
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8 risposte a Sui Ricercatori Italiani

  1. paolo valente ha detto:

    Certo, caro Giovanni, sono d’accordo che il problema del finanziamento è uno dei più importanti, però è anche uno di quelli che sono abbastanza noti, e comunque per i quali si trovano statistiche e dati, a partire da quelli OCSE ma non solo, più che abbondanti per dimostrare il punto.
    Per un’associazione come l’ANPRI, è chiaro che l’accento è posto sulle condizioni dei ricercatori, in particolare negli enti di ricerca pubblici, sempre più verticistici, sempre più soffocati da regole burocratiche poco sensate per delle istituzioni scientifiche, sempre più “irreggimentati”. Il libro bianco, quindi, vuole mettere in evidenza soprattutto questo aspetto, poco o nulla conosciuto, e soprattutto marcare la differenza con l’Europa, non solo dal punto di vista delle dichiarazioni solenni e formali, come la Carta, ma soprattutto dal punto di vista della sua effettiva applicazione. grazie, ciao

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