Spesso mi trovo a chiacchierare con amici e colleghi dei problemi della ricerca, dei suoi processi produttivi, e sviluppi tecnologici ad essa legati. Trovo che questi problemi siano purtroppo anche legati a come la nostra società vede la ricerca e gli scienziati e il ruolo che gli assegnano, togliendolo a chi dovrebbe assolverlo veramente (e seriamente).
La nostra società dimostra un grande interesse nella scienza, ma vi partecipa poco, e comunque ha sicuramente una grande confusione di ruoli e competenze (Observa – gli Italiani e la Scienza – 2008). Gli scienziati appaiono degli interlocutori molto credibili al contrario di giornalisti e politici che normalmente hanno molti più mezzi e dovrebbero, per mestiere, comunicare alle persone le informazioni, i primi, e l’importanza delle scelte, i secondi. Come scienziato sono sicuramente lusingato da tutto ciò, ma ne sono anche preoccupato, specialmente quando a fianco mi trovo ambientalisti, comitati di cittadini e sacerdoti. Trovo che le scelte di un paese le debba fare la politica e le informazioni devono essere date dai giornalisti, che hanno mezzi e mestiere per poterlo fare, non da uno che va a caccia di neutrini, di farfalle o di peggio di anime…
Trovo ancor più “rovesciati” i risultati su chi debba decidere come investire nella ricerca. Gli scienziati possono al più decidere dove sia meglio ricercare in quelle che vengono dette ricerche fondamentali, che come tali devono essere libere dalle scelte di un paese e dallo sviluppo tecnologico in modo tale da permettere di scoprire nuovi ed importanti fenomeni, forse, un domani tecnologicamente sfruttabili. Sicuramente pero’ uno scienziato non può e non deve scegliere cosa sia meglio per la società e cosa sia commercialmente sviluppabile, e tanto meno il singolo cittadino, altrimenti saremo costretti a sostituire il referendum al ruolo della politica o dell’imprenditoria.
Prendiamo l’esempio delle scelte energetiche di un paese: nucleare, rinnovabili, combustibili fossili, etc: le scelte scientifiche sono sicuramente importanti, ma dubito ad esempio che la maggioranza degli scienziati ritenga che non si debba fare ricerca e sviluppo nel campo del nucleare (e sapete come la peso), come dubito che possa valutare se un investimento e’ produttivo per il nostro paese, o ancora meglio se trovi spazio nella pianificazione politica ed economiche delle risorse energetiche di un paese, che come detto più volte necessitano di un piano energetico nazionale. Dubito anche che la maggioranza dei cittadini italiani siano in grado di capire se la scelta del nucleare sia produttiva, pericolosa, etc, etc. Mentre sono sicuro che Imprenditori e Politiche corrette sappiano dare, basandosi anche sui risultati tecnici e scientifici, le giuste risposte a quali siano le scelte migliori e convenienti per il paese.
Suggerisco a chi e’ interessato di giocare con Play Decide, un progetto della comunità europea che serve proprio ad evidenziare quanto sia difficile, complesso e non necessariamente scientifico il processo di fare delle scelte per un paese in vari campi vicini alle scienza
Insomma, in conclusione penso le due distribuzioni sopra riportate (che purtroppo non sono le peggiori del rapporto Observa) fotografino il malcontento della nostra società ma non il suo corretto funzionamento e che questo gravi pesantemente su come la ricerca in italiana possa svilupparsi, e sul perché l’imprenditoria del nostro paese investa molto poco in ricerca e sviluppo. Probabilmente imprenditori e politici sono i primi a pensarla cosi…
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