Ho provato a intervenire nella sua interessatissima trasmissione di oggi sulla banda larga e il suo sviluppo in Italia.
Premetto che sono un ricercatore del pubblico, lavoro in un ente di ricerca, che per statuto deve fare ricerca fondamentale, nel mio caso fisica nucleare e sub nucleare, ovvero quegli acceleratori di particelle che spesso destano più dubbi e incomprensioni nell’opinioni dei cittadini che reale interesse.
Ho ascoltato con molto interesse e ampia condivisione gli interventi dei suoi ospiti, ma vorrei porre l’accento su un problema che anche nella vostra interessantissima trasmissione di oggi, mi sembra abbia trascurato, o comunque affrontato forse in modo parziale: l’investimento delle imprese italiane in ricerca.
I dati Eurostat 2008 dimostrano che l’Italia ha in vestimento in ricerca ben al di sotto della media europea, e soprattutto che a fronte di un investimento pubblico del 0.58% del PIL contro una media europea dello 0,69, l’impresa italiana investe solamente lo 0,6% del PIL rispetto all’1,21% della media europea (qualche dettaglio nel post https://giovannimazzitelli.wordpress.com/2011/01/24/sui-ricercatori-italiani/). Questi dati dimostrano che l’impegno dello stato italiano, di cui sarebbe semmai importante discutere sulle scelte dei progetti bandiera da sviluppare, è comunque consistente a fronte di un ben scarso impegno del privato nella ricerca e innovazione del nostro paese.
A fronte di tutto ciò, la soluzione presentata prevalentemente dai suoi ospiti per favorire l’investimento dell’impresa, come da usanza tutta italiana, è stata quella di chiedere l’ennesima detassazione. Ritengo che sia un modo, perverso, e anche in-liberare di avere una forma di sussistenza e un costo della ricerca pubblica indiretto ancora maggiore, non considerando che la vera, grande lacuna è l’investimento del privato.
La detassazione del lavoro in generale probabilmente farebbe bene a tutto il sistema lavoro italiano, ma non lo confondiamo con ciò che principalmente servirebbe allo sviluppo tecnologico del nostro paese: un impresa che realmente investa in ricerca e sviluppo senza l’ennesima richiesta di sussistenza statale.
Giovanni Mazzitelli
La risposta di Oscar Giannino alla mail:
come avrà sentito,. ho sollevato due volte il tema se le imprese siano solo vittime e non responsabili.
come sa meglio di me per altro, nella componente di spesa pubblica in ricerca pesa un’assai minor efficienza a parità d’intensità di capitale investito rispetto agli altri paesi avanzati, poichè il criterio con cui risponde chi rappresenta i ricercatori pubblici – la media di pubblicazione pro capite per disciplina – NON tiene conto in alcun modo dell’assai più numerosa presenza percentuale di amministrativi e tecnici nel costo fisso personale che pesa maggiori tariamente sulla spesa pubblica complessiva, senza parlare dei criteri spessissimo usati per l’assegnazione dei fondi ai progetti…