Scrive Evgeny Morozov, sociologo esperto di tecnologia e informazione, sull’ultimo numero dell’internazionale:
[…] Il capitalismo democratico quindi è già diventato un capitalismo del monopolio democratico, in particolare nella sua versione digitale. L’idea che le leggi della concorrenza capitalistica possano fare pressione sui giganti della tecnologia è abbastanza bizzarra. Non esiste un garage abbastanza grande da ospitare una startup in grado di fare concorrenza a Google, che può contare su una quantità enorme di dati personali e strumenti di intelligenza artificiale […]
Nel suo articolo Morozov mette in evidenza uno dei grandi limiti in cui la terza rivoluzione industriale, la rivoluzione digitale, ci sta trascinando. La nascita di nuove forme di capitalismo e di monopolio creati da gli stati stessi e dalle agenzie di intelligence che in teoria da questi stati dovrebbero essere controllate. Non c’è più privacy, nel nome della sicurezza, e questa non è più compito degli stati ma viene delegata ai giganti dell’informatica.
Possiamo prendercela con questa nuova era, o accettare che la democrazia non esiste e forse non è mai esistita. Se non altro, non esiste quel concetto di democrazia che io ho in mente, quella in cui il popolo governa, sugli stati, sulle scelte di mercato, sulla tecnologia.
Nello stesso numero dell’intenzionale, poche pagine dopo c’è un articolo – Il lato oscuro dell’intelligenza – Mit Technology Review – sull’incapacità di comprendere l’intelligenza artificiale, la protagonista della quarta rivoluzione industriale, dove le macchine non solo eseguono compiti, ma prendono decisioni. Quando scriviamo una qualunque algoritmo per le attuali macchine, sappiamo in modo deterministico, a parte i bachi, l’esito di un calcolo e quindi possiamo capire come la macchina ha ragionato. Il ragionamento lo imponiamo noi o comunque possiamo seguirlo passo, passo. Con il deep learning, il metodo con cui le nuove macchine apprendono, le cose si complicano. I dati nella macchina assumono una forma a noi non facilmente comprensibile, non sappiamo come vengono rappresentati e come l’apprendimento dell’informazione porti alle decisioni. D’altronde non lo sappiamo neanche nel caso dell’uomo, al quale infatti e’ concesso il libero arbitrio, che forse saremo costretti a riconoscere anche alla macchine…
Non sono preoccupato che le macchine prendano il sopravvento sull’uomo, di come ciò sconvolgerà la nostra vita, il lavoro e i rapporti sociali. Da sempre la tecnologia, ha portato progresso e ha liberato l’uomo dalla fame, dalle malattie e dalle differenze sociali. Come scienziato sono anche curioso di vedere a quale post-post-democrazia l’era delle macchine intelligenti ci condurrà. Sono comunque altrettanto sicuro che quel capitalismo che oggi temiamo e che minaccia il governo del popolo, sia costretto ad esaurirsi dietro lo stesso progresso che ci spaventa, creando maggiore equità e uguaglianza proprio perché la tecnologia sta togliendo i capisaldi del capitalismo e muovendo il nostro pianeta verso una forma di socialismo reale. Rimane comunque la domanda… quanto dobbiamo aspettare?
Immagine tratta da: https://ourworldindata.org/a-history-of-global-living-conditions-in-5-charts/