Potrebbero diventare i “cervelli” di domani, il nostro futuro, ma la scuola difficilmente può fornirgli gli strumenti per alimentare la loro sete di sapere ed emotività. I i bambini plusdotati, con quoziente di intelligenza superiore a 130, sono il 2 per cento della popolazione: molti di loro imparano a leggere e a scrivere da soli, un bel gruppo già verso i cinque anni sviluppa una passione smodata per il sistema solare e lo spazio e la tendenza a porsi problemi filosofici e di natura etica: che senso ha la mia esistenza? Cosa c’era prima del Big Bang? Dove finisce l’universo? Ma, quando arrivano a scuola, spesso iniziano i problemi. Questa insopprimibile sete di conoscenza si spegne davanti alla ripetitività di nozioni ed esercizi che loro risolvono in un istante. Non è detto che siano i migliori della classe, anzi: talora la noia e l’insofferenza li portano ad avere comportamenti inadeguati, a essere iperattivi e disattenti. Quando sono più grandi, i nostri “genietti” sono così sfiniti da un sistema scolastico, che alcuni abbandonano gli studi. Paradossale vero? Oggi alcuni enti scientifici, associazioni e alcune Università (Padova, Pavia e Genova in primo luogo) provano a sostenere questi bambini e le loro famiglie e anche a formare il maggior numero possibile di insegnanti. E il MIUR?
Il 27 settembre un evento istituzionale come Didacta ospita un workshop di due ore dedicato agli insegnanti: esperti e docenti già formati spiegheranno come si riconosce la plusdotazione nei bambini e nei ragazzi e illustreranno alcune metodologie di insegnamento. L’appuntamento è il 27 alle 14. Bisogna iscriversi subito perché i posti sono pochi. Tutte le informazioni sul sito di Didacta.
Intervista a Valeria Fazi (Aget): http://www.tecnicadellascuola.it/item/32244-i-ragazzi-plusdotati-che-la-scuola-non-valorizza-ma-didacta-si-intervista-a-valeria-fazi-aget.html