Ho trovato molto interessante l’articolo sulla conversione della Germania alle fonti rinnovabili (Internazionale 1310). Mette bene in evidenza i limiti del new deal verde. Però mi sono oscuri due punti. Il primo riguarda la carbon tax: si parte dal principio che tutti debbano pagare per preservare il clima e l’ambiente, senza differenziare il danno causato dai bisogni e quello causato dai consumi. Invece si dovrebbe distinguere tra ciò che serve e ciò che è superfluo: non mi piace l’idea di pagare la stessa tassa per la Co2 emessa per costruire una Ferrari e per produrre una ciotola di riso. Il secondo punto riguarda le rinnovabili e il loro rapporto con la responsabilità individuale. Più dell’80 per cento dell’energia prodotta nel mondo è ottenuta da idrocarburi e alimenta per più del 60 per cento l’industria e i trasporti. Poi ci siamo noi, con le nostre caldaie, i nostri trasporti e i nostri consumi. Trovo quindi un po’ strumentali gli articoli che trovano soluzioni nel consumo responsabile da parte degli individui, mentre dovrebbe esserci una rivoluzione strutturale dei sistemi di produzione e di trasporto. Così oltre alla socializzazione del costo con la carbon tax, si socializza anche la colpa di questa zoppa rivoluzione verde.
posta@internazionale.it numero 1311
Peccato lo abbiano fatto firmare a un tale Marco Colosi