Perché la #COP24 sarà l’ennesimo fallimento per il clima e la scienza

cambiamenti climaticiAppena si tocca il tema clima in modo critico si è subito tacciati di essere complottisti e negazionisti. Sono soprattutto gli scienziati del settore che come tutte le comunità difficilmente riescono ad essere critici nei confronti delle proprie convinzioni. In particolare il clima è intoccabile e quello che si sta facendo attraverso le decisioni politiche ancora meno: quando la scienza e la politica (in altri campi l’etica) si alimentano  l’uno con l’altro ne escono sconfitti entrambi. Perdono valore le ragioni Qual è la scienza che fa notiziascientifiche e l’interesse dell’opinione pubblica, mentre le ragioni politiche soccombono dietro gli interessi economici, che sull’energia sono inimmaginabili.
Alcuni punti per me sono emblematici di quanto sta accadendo.
1) Credenze – la comunità accoglie con favore il decoupling fra GDP e emissione di CO2. Peccato che questo non sia vero come riportato dalla IEA stessa – RECENT TRENDS IN THE OECD: ENERGY AND CO2 EMISSIONS 2016:
“Over the longer period of 1990-2014, decoupling of economic growth from energy consumption was significant (TPES/GDP: -29%). The carbon intensity of the mix declined less (CO2/TPES: – 7%) due to a continuing reliance on fossil fuels as a source of energy. Compared with their 1990 levels, OECD CO2 emissions from fuel combustion were 8%. higher in 2014”. Probabilmente infatti l’attuale decoupling e’ da ricercare nella biforcazione fra crescita della economia reale e quella finanziaria.

sectors_of_us_economy_as_percent_of_gdp_1947-2009quindi non e vero che fin ora qualcosa sta cambiando, anzi India e Cina hanno incrementato la loro produzione di energia attraverso il carbone (Internazionale1284 – Il mondo va ancora a carbone) che emette solo 3 volte di piu’ CO2 rispetto al gas naturale. Ed e’ altrettanto emblematico che nel frattempo i governi abbiano deciso di incentivare e trattare il gas naturale come una fonte di energia rinnovabile, al pari dell’eolico e del solare…

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2) La Politica – le decisioni prese negli ultimi anni sono molto deboli e spesso imbarazzanti, perseguono un’ottica economica e non termodinamica del problema: tutto ciò che genera entropia genera scorie, da aerosol a veri e propri veleni per la salute e la sopravvivenza della vita, che ci conducono inesorabilmente nello spazio abiotico. Provvedimenti come la carbon tax, che di fatto è una flat tax sui consumi e non differenzia chi inquina, come inquina e perché inquina, le domeniche verdi, a difesa della produzione automobilistica piuttosto che dell’ambiente, così come la promozione della mobilità elettrica ed ad idrogeno come la panacea di tutti i mali, il sequestro della CO2, ecc. non risolvono radicalmente il problema mentre le imprese estrenalizzano sulle famiglie i costi della dei loro danni. Non e’ vero che chi inquina paga, piuttosto viviamo in una socializzazione del danno, facendo incazzare la gente ad unico beneficio di pochi. Perde il clima, perde la scienza che va a braccietto con la politica.

3) I capi – è interessante notare che a capo del problema clima ci sono persone come Nicholas Stern, ovvero economisti e banchieri di altissimo profilo. A decidere come salvare la terra ci sono gli stessi autori della crescita infinita e perpetua. Non sorprende quindi che il mantra siano la green economy, economia circolare, ecc, piuttosto che vere regole di adeguamento della produzione, obblighi efficientamento energetico, nonché una vera rivoluzione in cui al posto di abbassare, come accaduto durante tutti i 200 anni di rivoluzione industriale, il costo dell’energia si rendano realmente più efficienti i processi di uso dell’energia e delle risorse. Non sono un sostenitore della decrescita felice, anzi, ma non ho neanche l’anello al naso.

4) Terrorismo climatico – Finora il problema clima è stato portato avanti attraverso il concetto della catastrofe prodotta da un gas che a queste concentrazioni non si vede, non si sente e non fa male alla salute: la CO2. Scelta molto saggia perché l’effetto sulla opinione pubblica sia nullo o controproducente. Nessuno ama le catastrofi, nessuno crede a ciò che non vede. Ma, come dice il mio amico e collega Paolo Tripodi, quasi tutti gli inquinanti sono aerosol e non tutti gli aerosol sono inquinanti. Forse se il problema clima fosse portato avanti attraverso le vere crisi che genera: immigratoria, sanitaria, alimentare, ecc, creando una vera cultura dell’ambiente oggi non staremmo ancora a questo punto.

Temo quindi che il  fallimento nella comunicazione clima sia anche responsabilità dei ricercatori. So in questo di essere una mosca bianca, ma penso non possiamo sottacere diventando collusi e offrendo ad altri la possibilità di usare la scienza per i propri fini solo perché condividiamo l’obiettivo.

Informazioni su Giovanni Mazzitelli

Senior Researcher - field of interest high energy physics and particle accelerators; science communication and education; sail and alpinism lover
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